EDITORIA

 

“UNE BELLE VIE, UNE BELLE MORT”

di Riccardo Bononi

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Dettagli Tecnici:

Une belle vie, une belle mort – Riccardo Bononi

Introduzione: Ines Testoni, direttrice Master Death Studies & End of Life – Unipd

Grafica: Andrea Cavinato, Marco Lumini

Editore: Irfoss A.p.s. 500 certified copies

Stampato da: Grafiche Antiga s.p.a.

ISBN: 978-88-943290-0-1

Pagine: 120 (70 foto, 23 grafiche, 33 testo)

Dimensioni: 30,00 x 22,50 cm (carta Magno Silk Plus, hardcover e sovracoperta)

Prezzo: 30,00 € (+ 5,00 spese di spedizione)

Pagamenti accettati: PayPal o Bonifico (in caso di bonifico inviare i propri dati di spedizione a info@irfoss.it, riceverete una mail di conferma con gli estremi di pagamento)




“UNE BELLE VIE, UNE BELLE MORT”

Potresti immaginare un mondo in cui l’idea stessa della morte non esiste? Dove gli uomini non sono spaventati dalla morte e dai tabù ossessivi riguardanti la mortalità umana?
L’antropologo britannico Geoffrey Gorer ha scritto di come la morte sia diventata “pornografica” per noi occidentali, un contenuto osceno da cui proteggere i bambini. La paura associata alla morte è sempre stata considerata un universale culturale nel tempo e nello spazio: “Gli uomini temono la morte”, e questa convinzione non è mai stata messa in dubbio.
Tuttavia questa verità viene meno in Madagascar, dove il Culto degli Antenati è la religione di stato: un mondo agli antipodi, dove i vivi e i morti intrattengono discussioni, condividono esperienze e spazi domestici, dove i bambini giocano tra i cadaveri e la morte non è mai considerata come antitetica alla vita.
Come antropologo culturale, Riccardo Bononi ha vissuto per dieci anni a stretto contatto con il popolo malgascio, nelle loro case e nelle loro tombe, immergendosi completamente con le loro usanze, linguaggi e tradizioni peculiari, condividendone tanto la vita quotidiana, quanto la quotidianità della morte.

RICCARDO BONONI

Laureato in due distinte discipline delle scienze sociali, psicologia e antropologia, Riccardo lavora dal 2010 come antropologo visuale presso l’Istituto Irfoss a Padova. Nel 2015 entra nell’agenzia internazionale Prospekt Photographers, con sede a Milano.
Utilizzando la fotografia come metodo di ricerca privilegiato, ha lavorato sul campo in Africa, Nord e Sud America, Asia e Europa. Dal 2006 si è concentrato in particolare sui tabù riguardanti la morte, soprattutto in Madagascar.
Tra gli altri importanti premi, nel 2015 è stato nominato “Best Photographer of the Year – Professional Sport Category” ai World Photography Awards. Le sue immagini sono state esibite a Londra, Bologna, Pechino, Lishui, Bucharest, Parigi, Berlino, e pubblicate su importanti periodici in tutto il mondo.
Nella sua visione, la fotografia documentaria è molto di più di un semplice strumento di testimonianza: è la base per un linguaggio universale, un ponte tra popoli e paesi diversi che permette di valicare i confini invisibili tra le culture.

#1 Madagascar’s Posthumous Life

Il primo capitolo affronta la coesistenza domestica, festosa e mai lugubre, tra i vivi e morti in Madagascar.

# 2 The Graveyard Generation

Il secondo capitolo racconta della “Generazione Cimitero”: bambini e adolescenti che, divenuti orfani in seguito al colpo di stato del 2009, hanno fatto del cimitero monumentale della capitale la propria casa, vivendo insieme come una grande famiglia.

# 3 The Red Island and the Black Death

Il terzo capitolo analizza l’epidemia di Peste bubbonica e polmonare che, ciclicamente, affligge il Paese da quasi un secolo, indagandone le cause e le conseguenze sulla popolazione.

# 4 The City of Flies

L’ultimo capitolo descrive la vita nella più grande discarica a cielo aperto del Paese, conosciuta dagli abitanti della capitale come “città delle mosche”, trasformata in cimitero per gli indesiderati e in casa per chi è stato abbandonato dalla società esterna.